CERTIFICAZIONE GESTIONE FORESTALE SOSTENIBILE PEFC


Per il Comportamento virtuoso nella gestione dei boschi, il Consorzio Forestale dell’Amiata ha ricevuto nel 2003 la Certificazione di Gestione Forestale Sostenibile secondo gli schemi PEFC, uno dei più importanti sistemi di certificazione forestale a livello mondiale.

Primo in Italia, il Consorzio si è sottoposto ad un rigido controllo da parte di un organismo terzo e indipendente che ha verificato il rispetto degli standard internazionali del PEFC, fondati sulla sostenibilità dell’ambiente, dell’economia e dei diritti e delle tradizioni locali. Oltre al suo mantenimento negli anni, il Consorzio è riuscito ad ottenere un’estensione del Certificato di Gestione Forestale Sostenibile alla Catena di Custodia, potendo così garantire la rintracciabilità del legname amiatino dal bosco sino al prodotto finito, promuovendo la diffusione della Catena di Custodia alle ditte di taglio e di trasformazione locali.

Nel 2021 la certificazione forestale aziendale del Consorzio Forestale dell’Amiata intraprende un processo di trasformazione che la conduce ad una certificazione di gruppo, ovvero il Gruppo Forestale dell’Amiata Grossetano, in breve “GFAG”, in forza della volontà dei due suoi aderenti, il Consorzio Forestale dell’Amiata e l’Unione dei Comuni dell’Amiata Grossetana.

Il GFAG si è costituito per volontà degli aderenti al gruppo stesso che già erano convolti nella Gestione Forestale Sostenibile PEFC dei beni forestali in forma aziendale. Per una miglior conduzione della GFS i componenti del Gruppo, appunto Consorzio Forestale dell’Amiata e Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana, hanno deciso di trasformare la certificazione di GFS PEFC da Aziendale a Certificazione di Gruppo, dando la possibilità di adesione al Gruppo stesso ad altri proprietari di superfici forestali pronti ad implementare il Sistema di GFS secondo lo schema PEFC.

Per aderire al Gruppo di GFS l’aderente deve effettuare una richiesta formale di adesione nella quale l’aderente si impegna al rispetto dei requisiti del Sistema PEFC-Italia (nel caso della costituzione del GFAG la domanda è sostituita dalla sottoscrizione dell’atto costitutivo del Gruppo dove viene sottoscritto l’impegno di cui sopra).

CARTOGRAFIE

1) Cartografia delle superfici in gestione al Consorzio Forestale dell’Amiata (Comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Santa Fiora/Castell’Azzara)

2) Cartografia delle superfici in gestione alla Unione dei Comuni dell’Amiata Grossetana:

a. Demanio Regionale nella provincia di Grosseto:

b. Proprietà dell’Unione dei Comuni dell’Amiata Grossetana

c. Altre proprietà in gestione

Attualmente il Consorzio Forestale dell’Amiata comunica la Gestione Forestale Sostenibile con l’utilizzo del Logo e numero di licenza conferitigli dal PEFC Italia.

Scarica il certificato

Sottoposti annualmente a controllo da parte di ente terzo e indipendente, pubblichiamo l’esito dell’ultima Visita Ispettiva a cura dell’organismo di certificazione CSQA.

Certificato CSQA

Maggiori informazioni sulla certificazione forestale possono essere scaricate dal sito:

https://www.pefc.it


Nel caso di boschi a fustaia, nell’ambito dei boschi gestiti dal Consorzio Forestale dell’Amiata, come si ricava dai vari piani di gestione attuati, il rapporto tra incremento corrente di massa legnosa e massa legnosa asportata annualmente con utilizzazioni forestali è inferiore ad 1. Nella vecchia pianificazione erano stati previsti “Trattamenti eminentemente a carattere colturale” con lo scopo di regolarizzare i boschi in quanto provenienti da “tagli a scelta su superfici modeste, variati anche per piccole superfici secondo le necessità e la struttura del bosco”. L’obiettivo prefissato dal precedente piano di gestione non è stato uniformemente raggiunto e, pertanto, si è ritenuta nuovamente applicabile la stessa forma di trattamento anche nella nuova pianificazione, avente le medesime finalità gestionali ossia rinnovare gradualmente un bosco che sta raggiungendo caratteri di vetustà. Riprendendo quanto prescritto nella pianificazione, il trattamento da riservare a queste faggete si riassume in: • taglio intercalare volto a ridurre la densità di gruppi omogenei adulti e a eliminare contemporaneamente i soggetti più vecchi e ramosi, distribuiti per piede d’albero nell’insieme omogeneo. Evitare per quanto possibile, ma senza crearsi eccessivi problemi in merito, di fare vuoti sufficientemente ampi tali da dare inizio a fenomeni di pre-rinnovazione, in un soprassuolo che per età, stato vegetativo e tratti fenologici dei componenti può essere ancora utilmente allevato; • diradamento selettivo mirato a liberare le chiome dei migliori fenotipi in aggregati di età e maturità strutturali superiori che nel caso precedente. Nella parte inferiore del piano principale rilasciare tutte le piante utili all’allevamento dei soggetti candidati; • taglio di sementazione nelle strutture formate da poche, grosse piante a chioma molto espansa; • interventi di diradamento nei piani intermedio e dominato mirando sempre alla conservazione dei soggetti migliori; • tutti questi interventi potranno essere fatti contemporaneamente su ogni unità di gestione; • ove presenti conifere isolate o a gruppi, si prevede l’eliminazione delle stesse (o il diradamento secondo le prescrizioni della compresa “Fustaia di conifere”, nel caso ricoprissero una superficie accorpata superiore a 500 mq) in quanto individui non di pregio ambientale, ad elevata infiammabilità, non autoctoni. Sono inoltre specie ad alto rischio di crollo, visto l’elevato rapporto di snellezza, che sarebbe ancora maggiore a seguito di isolamento successivo al taglio previsto. La ripresa sarà determinata come un prelievo variabile dal 15% al 40% della massa presente (non considerando le piante già morte i piedi), replicato in anni successivi, secondo un lasso di tempo minimo di 6 anni, in quelle particelle nelle quali si intende intervenire più volte durante il periodo di durata del piano al fine di accelerare i processi di rinnovazione e regolarizzazione del soprassuolo. L’intensità dell’intervento, entro le succitate percentuali, sarà valutata sul posto da personale tecnico in fase di martellata, valutando lo stato fitosanitario e vitale del bosco, secondo l’evoluzione selvicolturale che avrà a seguito degli interventi. In ogni caso, sarà necessario attestarsi su una percentuale di prelievo massima del 30% in modo da soddisfare le corrette necessità di luminosità al suolo, a seguito dell’intervento, senza alterare in modo eccessivo il popolamento e i propri equilibri interni. L’intensità del prelievo potrà essere aumentata fino alla percentuale massima già citata solo in quelle situazioni in cui, a seguito di preventivo sopralluogo da parte del personale tecnico, sarà valutata la necessità di un intervento più consistente per agevolare l’eventuale rinnovazione già presente o favorire i processi di rinnovazione in corso. Nel caso in cui il primo intervento raggiungesse la percentuale di asportazione del 40% della massa, non saranno effettuati altri interventi nella medesima particella durante tutta la durata di valenza del presente piano. La scelta dell’anno di intervento riportata nella pianificazione è comunque indicativa del periodo migliore per l’effettuazione ma lo stesso intervento potrà essere posticipato in qualunque altro anno di valenza del piano, in relazione, ad esempio, a modifiche sostanziali dei popolamenti avvenute tra la stesura della presente pianificazione e l’anno di intervento previsto. Per le particelle forestali in cui sono previsti più interventi durante la valenza del piano, potrà essere valutato, in fase esecutiva di gestione della pianificazione, se eseguire quanto indicato oppure se astenersi dall’effettuare uno o più degli interventi previsti.

Per i boschi di alto fusto degli altri Piani di assestamento si tratta di boschi di transizione che non hanno ancora raggiunto la fase definitiva di alto fusto i cui tagli si limitano al semplice diradamento per cui anche in questo caso la massa asportata è inferiore agli incrementi correnti.

Il calcolo del rapporto tra l’Incremento Corrente e la Ripresa è presente in apposito allegato, suddiviso per Complessi (All. 03.05). Per i complessi che non avevano nella pianificazione forestale il dato dell’incremento corrente si è proceduto, per il calcolo dell’incremento totale della foresta, all’utilizzo di apposite tavole alsometriche da cui è stato ricavato l’incremento corrente.

Nel caso di boschi a ceduo, la superficie di bosco ceduo e la sua percentuale sull’intera superficie forestale e totale in gestione è riportata in Tabella L dell’allegato 00.01.

Per le superfici a ceduo dei Piani di Gestione delle Proprietà Comunali, per quelle demaniali regionali del Monte Penna e per quelle della Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana adottare il criterio del rapporto Superficie/Turno diventa antieconomico.

Secondo l’art. 20 del Regolamento Forestale della Regione Toscana, per il taglio dei cedui, il parametro adottato è dato da un’estensione massima delle tagliate di 20 ettari con un intervallo di tre anni tra due tagliate contigue di una superficie massima di taglio di 20 ettari, contiguità interrotta dal rilascio di fasce boscate di almeno 100 metri di larghezza. Pertanto, nei due piani sono state rispettate le superfici massime imposte dagli strumenti legislativi.

Per il Piano del bosco di San Martino (Poggi del Sasso, Cinigiano), con una superficie a bosco ceduo come riportata in tabella L dell’All. 00.01 (bosco ceduo semplice in taglio), e con un turno di 40 anni, la ripresa normale ammonta a ha 82,9787, con classi cronologiche di ampiezza di 10 anni, la ripresa planimetrica reale sarà di 220,8838 ettari e quindi 137, 9051 ha in più rispetto alla normale.

Nel Parco Faunistico del Monte Amiata (Arcidosso) e nel Bosco del Convento della Santissima Trinità (Selva, Santa Fiora), che è un biotopo relitto di  Abete bianco non vengono effettuate utilizzazioni se non a scopo manutentivo.

Nel caso di boschi a fustaia, nell’ambito dei boschi gestiti dal Consorzio Forestale, come si ricava dai vari Piani attuati, il rapporto tra incremento corrente di massa legnosa e massa legnosa asportata annualmente con utilizzazioni forestali è superiore a 1. Il dato può essere ricavato dal piano di Gestione del Consorzio Forestale in quanto in questi boschi viene attuata una forma di governo a “Trattamento eminentemente a carattere colturale adottante i seguenti criteri:

  • taglio intercalare volto a ridurre la densità di gruppi omogenei adulti e a eliminare contemporaneamente i soggetti più vecchi e ramosi, distribuiti per piede d’albero nell’insieme omogeneo. Evitare per quanto possibile, ma senza crearsi eccessivi problemi in merito, di fare vuoti sufficientemente ampi tali da dare inizio a fenomeni di pre-rinnovazione, in un soprassuolo che per età, stato vegetativo e tratti fenologici dei componenti può essere ancora utilmente allevato;
  • diradamento selettivo mirato a liberare le chiome dei migliori fenotipi in aggregati di età e maturità strutturali superiori che nel caso precedente. Nella parte inferiore del piano principale rilasciare tutte le piante utili all’allevamento dei soggetti candidati;
  • taglio di sementazione nelle strutture formate da poche, grosse piante a chioma molto espansa;
  • interventi di diradamento nei piani intermedio e dominato mirando sempre alla conservazione dei soggetti migliori;

Tutti questi interventi possono essere fatti contemporaneamente su ogni unità di gestione.

In base a questa tecnica selvicolturale si hanno più valori di incremento corrente a seconda se si tratta di tagli intercalari, diradamenti selettivi, tagli di sementazione o interventi di diradamento. Il calcolo per determinare il rapporto tra ic e massa asportata differisce da caso a caso. Rimane come dato certo che in base al cavallettamento totale di tutta la superficie forestale del Consorzio effettuato nei vari piani si ha un progressivo aumento dell’Area basimetrica e del Volume totale di tutte le comprese.

Per i boschi di alto fusto relativi agli altri Piani di assestamento si tratta di boschi di transizione che non hanno ancora raggiunto la fase definitiva di alto fusto i cui tagli si limitano al semplice diradamento per cui anche in questo caso la massa asportata è inferiore agli incrementi correnti.

Con la pianificazione forestale si è cercato di prevede annualmente tagli di utilizzazione dai quali si ricavano circa 5.000 mc di legname di faggio (alto fusto), circa 1.000 mc di legname di conifere e circa 40.000 q.li di legna proveniente da boschi cedui (ardere e paleria). Tali quantitativi di legna permettono di gran lunga di coprire le spese consortili, fornendo un buon guadagno ai proprietari dei boschi, ovvero i comuni dell’Amiata che lo utilizzano per il bene collettivo.